Ho raccontato ai membri del network La scuola che funziona della nostra esperienza alla fiera “ABCD di Genova” e da qui è venuta fuori una discussione sui risponditori automatici associati alle LIM. Più che raccontarvi cosa sia un risponditore automatico vorrei riflettere sulla loro utilità ai fini dell’apprendimento e della didattica.
Un risponditore automatico, conosciuto anche come sistema di “risposta dell’audience”, è una sorta di mini telecomando che dispone di una tastiera alfanumerica ed è collegato ad un pc. In classe vengono utilizzati per consentire agli studenti di rispondere da posto, senza alzarsi o parlare. I risultati ottenuti dalle risposte vengono proiettati sulle LIM e con appositi software si possono ricavare statistiche relative all’esattezza delle risposte o alle manine più veloci, modello “chi vuole essere milionario”.
I risponditori automatici sono considerati ottimi strumenti per la valutazione: facilitano il lavoro dell’insegnante nella raccolta delle risposte, si possono utilizzare per piccoli test di verifica della comprensione a fine lezione, ecc. Una tecnologia, dunque, che facilita la didattica, ma va considerato il lato studente/ apprendimento; i risponditori possono essere intrinsecamente motivanti, considerando che incrementano l’interazione dello studente, oppure possono far percepire allo studente che non è l’unico a sbagliare grazie al fatto che i risultati vengono proiettati su uno schermo.
Tutto bello, ma pensate a cosa diventa una classe con i telecomandi in mano ai bambini? Un “chi vuole essere milionario” divertente e istruttivo o un luogo dove automi che non parlano concorrono per l’apprendimento e la stima dell’insegnante? Quanto sono utili questi strumenti per l’apprendimento delle nozioni scolastiche? Possono essere definiti “quantificatori del sapere trasmesso agli studenti”? Meglio solo un software divertente ed educativo o un mondo digitale a 360°?
mercoledì 18 novembre 2009
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