Tre quarti delle scuole italiane dispongono di un'aula di informatica anche ben attrezzata ma il cui uso è assolutamente ridotto, mentre a casa, quasi tutti i ragazzi, hanno un computer (il 97%) il cui uso è riconducibile essenzialmente ad attività di intrattenimento.
Dato interessante riguarda gli insegnanti che dimostrano di avere maggiore familiarità con il PC, infatti il 94% ne possiede uno, e il 50% si definisce "competente" anche nell'uso di Internet.
Ma se il 73,5% delle scuole dispone di un'aula di informatica ed il 66% ha anche la connessione a Internet, i docenti sono maggiormenti informatizzati e gli studenti vivono di tecnologia, come spiegare l'uso limitato delle aule informatiche?
Può essere che la causa sia imputabile agli obblighi di turnazione per cui solo il 35% degli studenti riesce a entrarvi più di una volta a settimana.
Oltre ai problemi logistici derivanti dal dover condividere le risorse presenti, molti insegnanti che pure conoscono l'uso dei PC e di Internet non sanno come applicare praticamente queste tecnologie nella didattica.
Per arginare questa problemaematica, l'idea del ministero dell'Istruzione, è "portare il laboratorio in classe" intendendo il laboratorio non "come aula informatica, ma come idea diversa di didattica che ogni giorno deve avere la possibilità di utilizzare la tecnologia".
"Per questo" - ha spiegato Rossella Schietroma, dirigente della Direzione generale per gli studi - "il Ministero ha elaborato due Piani: il Piano LIM, dove la LIM (la Lavagna Interattiva Multimediale) funge un po' da mediatore culturale e il Piano Cl@ssi 2.0 che partirà a ottobre e che vuole velocizzare l'applicazione di questi nuovi strumenti".
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