
mercoledì 13 febbraio 2013
SAFER INTERNET DAY 2013

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venerdì 1 febbraio 2013
Competir e Aula365 al Bett 2013 di Londra!
La mostra più grande al mondo sull’educazione e la tecnologia accoglie a Londra la nuova versione 3.0 di Aula365 Speedy e il giornale interattivo Kids News: Aula365 si presenta così come il primo media educativo al mondo!
Vieni a conoscere il nostro stand: http://www.aula365.com/bett-2013.
Aula365: learn different!
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lunedì 21 gennaio 2013
Aula365 e il Communication Strategie Lab
Aula365, piattaforma e-learning con contenuti educativo-digitali e numerose opportunità di didattica collaborativa vi invita a partecipare ai nuovi corsi organizzati dal Communication Strategie Lab dell’Università di Firenze ( www.csl.unifi.it ):
1. Corso di Perfezionamento
NUOVE TECNOLOGIE PER PARLARE, LEGGERE E SCRIVERE IN CLASSE E FUORI. CONTENUTI E PRATICHE PER LA COMUNICAZIONE FORMATIVA: LIM, TABLET, EBOOK, MOBILE
Corso di perfezionamento rivolto a docenti e professionisti della formazione. Dedicato all'uso delle nuove tecnologie all'interno dei nuovi ambienti di apprendimento, con particolare riferimento alla LIM (Lavagna Interattiva Multimediale), ai tablet (e ai device mobili in genere), agli ebook e ai contenuti digitali.
http://www.csl.unifi.it/perfezionamento/
2. Corso di Aggiornamento:
“ SOCIAL MEDIA STRATEGIES” : STRUMENTI E TECNICHE.
Il corso, aperto anche ai non laureati, è pensato per i professionisti della comunicazione, della formazione e per tutti coloro che desiderano acquisire conoscenze, competenze e abilità nel settore delle nuove tecnologie della comunicazione e in particolare dei social media.
http://www.csl.unifi.it/aggiornamento/
I corsi sono organizzati dal CSL dell’Università di Firenze e diretti dal prof. Luca Toschi (professore ordinario di Sociologia dei processi culturali e comunicativi).
Aula365 e l’Università di Firenze si incontrano per fondere le nuove tecnologie e l’antico sapere!
giovedì 17 gennaio 2013
La scuola on line?
Da lunedì prossimo iscrizioni on line per tutte le scuole pubbliche. Un milione e settecentomila famiglie entro il 28 febbraio dovrà approcciarsi alla procedura informatizzata messa a punto dal Ministero dell'Istruzione. Questo sistema si presenta come un'occasione di alfabetizzazione informatica e di educazione alle nuove tecnologie anche per le famiglie stesse…
Lunedì 21 gennaio, sul sito iscrizioni.istruzione.it iniziano le iscrizioni per l'anno scolastico 2013-2014. Secondo l’ormai nota spending review, infatti, diventano vigenti le norme in materia di digitalizzazione e dematerialzzazione delle pratiche scolastiche.
Tutto ciò significa: iscrizioni on line per tutte le classi iniziali dei corsi di studio (a eccezione della scuola dell'infanzia) delle scuole statali. Una vera e propria rivoluzione, all'insegna della trasparenza e del risparmio di carta e di lavoro delle segreterie degli stessi istituti.
Digitalizzazione, risparmio, rivoluzione tecnologica… Cosa ne pensano genitori e studenti? E le scuole?
Per iniziare: ci sono le polemiche di coloro che per motivi geografici, culturali, o economici non hanno la possibilità di utilizzare un computer o una connessione ad internet. Il Ministero ha disposto però che le scuole, sia quelle destinatarie delle domande sia quelle di provenienza, offrano un servizio di assistenza a tutti coloro che ne facciano richiesta.
Previste anche iniziative di comunicazione, sia all'interno delle scuole e sulle pagine del sito del MIUR, che attraverso spot televisivi informativi trasmessi sui canali RAI.
Tutto ciò funzionerà?
Nella speranza che la rivoluzione tecnologica si compia, v’invitiamo a scoprire Aula365 che la rivoluzione tecnologica l’ha già superata…
venerdì 11 gennaio 2013
La parola agli studenti...
Oggi poniamo l’attenzione su un articolo comparso su tecnicadellascuola.it inerente una domanda posta dal sito skuola.net agli studenti italiani: Quale scuola vorresti? Le risposte aprono ad una profonda riflessione…
“ LA SCUOLA CHE VORREI: POCHI COMPITI E MENO PROF.
di R.P. 03/01/2013
Sono alcune delle risposte inviate dagli studenti italiani ad una domanda posta dal sito Skuola.net ("Quale scuola vorresti?"). In testa strutture migliori e più sicure. Scarso interesse per la "scuola digitale".
Una scuola con meno compiti ed insegnanti più indulgenti: sono i desideri più frequenti degli studenti italiani, secondo il sito skuola.net il cui forum ha raccolto in questi giorni centinaia e centinaia di messaggi in risposta ad una semplicissima “provocazione” di Tonio2012 che aveva chiesto alla comunity “Cosa pensate della scuola? Mi spiego: come vorreste che fosse la vostra scuola? Meno compiti? Meno professori? Più ore di educazione fisica? A voi la scelta!”.
Lapidari alcuni studenti: “Vorrei una scuola più nuova e con meno prof”
Altri entrano di più nel merito: “Meno compiti, meno ore di latino, struttura più nuova, computer più nuovi, un laboratorio di chimica ed orari più comodi” oppure “Vorrei meno ore di matematica”.
Alcune tendenze emergono però con chiarezza e, tutto sommato, indicano anche ipotesi di intervento.
Per esempio molti chiedono che a scuola si possano seguire solo i corsi che si preferiscono e che non ci siano troppi insegnanti con cui doversi relazionare.
Moltissimi gli studenti che chiedono strutture e arredi più sicuri e adeguati.
Curiosamente (ma forse non troppo) mancano quasi del tutto le richieste di una scuola “più digitale”.
Evidentemente per la stragrande maggioranza degli studenti pc, tablet e internet e quant’altro non fanno la qualità della scuola …”
Riflettiamo! Riflettiamo! Riflettiamo!
venerdì 21 dicembre 2012
NATALE 2012
Aula365 augura un gioioso e felice Natale a tutti! Festeggiate il Natale con Aula365: venite a trovarci sul nostro sito! Tanti auguri!
venerdì 14 dicembre 2012
Un'occasione imperdibile!
Aula 365 ha pensato di riservarti un' offerta imperdibile ...
Con soli 50 euro potrai abbonarti per UN ANNO al primo portale educativo del web ...
Scopri come! Vai su: http://italia.aula365.com/commerce/step1.aspx?fkinstanciapackage=5352161
Inoltre, entrando in http://mondo.aula365.it/ potrai scaricare gratuitamente anche il Manuale di Aula365 e scoprire il nostro mondo!
venerdì 7 dicembre 2012
“Tradizione e innovazione per la scuola del XX Secolo".
Vogliamo pubblicare la lettera-saggio che il sottosegretario all'Istruzione, il maestro Marco Rossi Doria, ha inviato a Repubblica.it per rispondere al collega Franco Lorenzoni, in riferimento alle polemiche che la lettera "Fino a otto anni scuole libere dai computer" dello stesso Lorenzoni ha suscitato. Ecco la risposta del maestro Marco Rossi Doria.
“ … Una trasmissione televisiva mi ha offerto pochi giorni fa l'occasione molto gradita di ricordare il maestro Alberto Manzi nell'anniversario della sua morte. Fu il protagonista di una delle esperienze pioneristiche per la cultura e l'istruzione nell'Italia del boom. Anziane signore imparavano a leggere e scrivere guadando la tv. Ho l'età per ricordarne alcune che seguivano quelle puntate con penna e quaderno nel piccolo bar del paesino che frequentavo da ragazzino. "Non è mai troppo tardi" diventava lo slogan di una generazione che non era andata scuola e che imparava a leggere in età adulta. Nelle scuole serali e attraverso i programmi della RAI.
In molti, all'epoca, guardavano con sospetto la TV e con ancor più diffidenza la sua pretesa di farsi alfabeto, cultura, istruzione popolare. E in effetti, dopo quella breve stagione, la televisione ha svolto in prevalenza altri ruoli meno nobili.
Voglio partire da qui per rispondere alla graditissima provocazione di Franco Lorenzoni, che propone di mantenere le classi elementari prive di dispositivi multimediali fino agli otto anni.
La scuola, soprattutto quella di base, da un lato deve costruire la possibilità della cittadinanza, insegnando a leggere, a scrivere, a capire testi, a misurare, a porsi domande di senso sulle cose e sul mondo, a usare un metodo di indagine e di discussione, ecc. Non lo si dice abbastanza: ancora oggi tutto questo è necessario, serve, eccome. Per questo lo abbiamo ribadito e - credo - ben declinato nelle Indicazioni nazionali per il curricolo che invito a leggere. Al contempo la scuola ha certamente una vocazione compensativa: vi si fanno cose che si fanno poco altrove. A scuola si ascolta e parla l'Italiano quando a casa e per strada si parlava o si parla il dialetto o una lingua non italiana, si va a teatro o si montano spettacoli quando non vi è altrimenti questa possibilità, si ascolta e si suona la musica classica, si costruiscono video invece di stare imbambolati davanti alla tv, si imparano a leggere i giornali lì dove a casa ciò accade meno, ecc. E si deve certamente insistere - su questo Franco Lorenzoni ha molta ragione - nel creare continue occasioni per prendere contatto diretto con le materie e con il fare - con l'esperienza reale, in un mondo pieno di esperienza virtuale.
Quando avevo poco più di vent'anni e i miei alunni costruivano aquiloni, con loro studiavo cosa era il vento guardando insieme i loro aquiloni e poi le mappe e chiedendo loro di segnarsi le parole dette durante i minuti del meteo in tv la sera per parlarne il giorno dopo e capirne il senso. Oggi farei costruire gli aquiloni innanzitutto e poi navigherei con loro nella rete per capire da dove viene il vento e perché, ma dopo aver "provato" molte volte il vento che tende lo spago dell'aquilone da imparare a costruire insieme.... Pelare patate per cucinarle insieme, manipolare la creta, dipingere con le dita e il pennello usando le terre, riconoscere l'odore delle spezie a occhi bendati, costruire giochi di legno con colle, martello e chiodi, camminare in un bosco, ri-insegnare a guardare il cielo e conoscere le stelle, come fa Franco da moltissimi anni... Certamente sì. E' un'indispensabile opera educativa a carattere compensativo. Che non è solo urgente rispetto ad assetti di apprendimento dove il corpo e il rapporto tra mani, sensi e mente vengono messi quasi di lato. E' una cosa che funziona, che entusiasma i bambini, che li fa maturare nelle emozioni e nella mente, che crea curiosità a catena, che riporta le cose in equilibrio ecc.
Dunque, non si tratta certo di appiattire il dibattito al solito scontro tra tifosi della tecnologia e suoi avversari.
E capisco bene il senso della provocazione. Poi io personalmente non credo nel vietare una cosa che già è, che si muove nel quotidiano dei bambini a età molto precoci, pre-scolari. Non funziona vietare. Molto importante, invece, è ragionare pubblicamente se non sia giunta l'ora di recuperare il senso dell'esperienza di Alberto Manzi per quel che può insegnare a noi oggi su un ri-uso più ricco, critico, vario anche delle tecnologie nel fare scuola in un nuovo momento di grandi stravolgimenti culturali, che investono il modo stesso di apprendere. Il passaggio alla tecnologia e all'informazione multimediale rappresenta uno dei più grandi cambiamenti della storia dell'umanità. Una cosa altrettanto radicale probabilmente accadde qualche millennio fa tra il Tigri e l'Eufrate, quando qualcuno incise per la prima volta le parole cantate tramutandole in segni su una tavoletta di argilla. Si tratta di una rivoluzione che cambia abitudini, comportamenti, distanze. Che cambia persino il funzionamento del cervello, della memoria, della concentrazione. E quindi cambia anche l'apprendimento dei cosiddetti "nativi digitali".
Come la scuola debba relazionarsi a questo grande cambiamento è tema centrale della riflessione pedagogica e culturale contemporanea. Chiama in causa la visione che abbiamo della scuola e del suo ruolo nel XXI secolo. Mentre ciò accade, io continuo a pensare che sia necessaria una nuova, grande alfabetizzazione del Paese. Un'alfabetizzazione funzionale, come insegna Tullio De Mauro, che riprenda con forza le finalità del capire la complessità del mondo attraverso una solida palestra iniziale. E credo che in questa palestra - la scuola - ci sia, insieme, spazio e necessità per l'esperienza diretta che si va perdendo e che va salvata e per le tecnologie che comunque sono date ai bambini già dalla tenerissima età e che spetta alla scuola usare in modo più ampio, intelligente, fantasioso, insieme e non contro la scrittura a mano e ogni esperienza diretta. Non credo che i tablet debbano sostituire tutto, non lo credo affatto. La testa ben fatta la si favorisce oggi - questa è la sfida - nei due modi insieme. E l'alfabetizzazione oggi vuol dire un'alfabetizzazione anche informatica, ma non ristretta alle funzioni racchiuse nelle pratiche diffuse e mai esclusiva..
L'Italia è riuscita solo molto in parte a garantire alfabetizzazione negli ultimi decenni. Lo dicono bene i dati. Solo il 20% della popolazione italiana è in grado di capire il significato di un testo breve, un ragazzo su cinque abbandona la scuola prima del diploma o di una qualifica professionale. E 300mila bambini, secondo Save the Children, non hanno la possibilità di aprire un libro, andare al cinema, praticare uno sport, navigare su Internet.
Facciamo le due cose insieme. Insomma, concordo pienamente con Franco Lorenzoni: si impara dappertutto e in tanti modi. I bambini devono uscire da scuola insieme agli insegnanti, correre, giocare in modo strutturato e non, esplorare, fare esperimenti, colorare, disegnare, progettare e costruire. Devono avere un contatto con la realtà, profondo, ripetuto e quotidiano, che coinvolga, come è ovvio, tutti i sensi e li aiuti a regolarsi con le cose, i viventi e le situazioni reali, prima ancora che con i loro corrispettivi virtuali. Devono socializzare all'interno di un patto educativo, trovando nella relazione con l'adulto una sponda solida e serena per la propria crescita entro contesti esplorativi diretti e non solo virtuali. Poi però - diciamolo - vanno a casa e trovano mamma e papà e nonni, tablet e pc, cellulari e videogames. Queste tecnologie fanno parte del loro spazio e del loro tempo spesso in modo non mediato, a volte senza limiti né regola o con un uso anche molto "povero". E' importante che la scuola sappia misurarsi e trattare anche con tutto questo.
Con quali tempi, modi e strumenti questo sia possibile, lo stanno scoprendo giorno dopo giorno tanti insegnanti che soprattutto nella scuola primaria non hanno mai smesso di sperimentare e innovare e sono capaci da sempre di imparare qualcosa dal modo con cui bambini e ragazzi si relazionano con il mondo circostante e apprendono. Occorre nei prossimi anni fare una ricognizione di quanto realizzato, valutare attentamente gli apprendimenti, punti di forza e di debolezza. E se già oggi un correttivo a favore delle esperienze dirette è necessario, spingiamo in questa direzione. E che ci sia una grande discussione nazionale che senza chiusure preconcette né ottimismo acritico sappia individuare il ruolo che le nuove tecnologie per la didattica possono acquisire nelle diverse fasi evolutive.”
Fonte La Repubblica.it
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